Venticinque poeti, scelti e uniti a caso, per Giovanna. Unico denominatore comune: l'affetto, l'amore, l'ammirazione per l'amica che è stata, per la tusa del cör, la ragazza del Sud, con il sole nel sorriso e negli occhi, l'appassionata compagna di colorate battaglie, la fragile e tenace, consapevole e ribelle, vibrante e inquieta "cronista" di questa nostra "epoca immobile" e miserabile.
Unico filo conduttore: l'emozione suscitata dalla sua scomparsa. Venticinque modi - ma avrebbero potuto essere cinquanta, cento e oltre - di dirle addio, di evocarla, di fissarne in qualche modo il ricordo. Venticinque modi molto diversi: dal taglio critico-epistolare di Vaccaro, al ritratto privato di Quintavalla, ai flash di memoria di Lamarque e di Bordini, ai versi di Cascella, De Santis, Cardona, all'omaggio di Pecora, all'emozione distillata per niente sublimata dell'amico Loi, alla riflessione di Fontanella, alla dichiarazione d'amore di Theophilo, alla citazione inedita di Bettarini, (forse il modo migliore per ricordare un poeta) a tutti gli altri, che l'abbiano conosciuta o no, incontrata o salutata una sera o no, ascoltata o no, ma sempre apprezzata nei suoi versi.
I poeti non muoiono, si dice, e io non sono d'accordo. Giovanna è morta e la sua morte infame ha scavato un vuoto perenne, lacerante, incolmabile. Sono morti la sua vita a perdifiato, il suo corpo mediterraneo, il suo sorriso assolato, la sua voglia di vivere, di resistere, di lottare fino allo spasimo, fino all'ultimo gesto di ribellione. Immergersi con devozione nella densa profondità, nella struggente bellezza dei suoi versi, non ci restituisce l'amica, la compagna baldanzosa, la ragazza coraggiosa, ghiotta di carezze, la giovane donna incontrata e amata in un tempo esaltante di ricerche e scoperte.
Il tempo, il distacco degli storici, l'intelligenza dei posteri si incaricheranno di consegnarla alla Storia dando il giusto posto se non l'immortalità alla sua opera. Ma noi non ci saremo. Non io di ceno.
E questo piccolo, parziale segno di un amore che contraddittoriamente vorrei "obbligato al silenzio", lo dedico personalmente a Giovanna in punta di piedi, senza rumore, senza vanità e senza clamori. A Giovanna che mi manca ora, oggi, sempre, in questa estate romana sperperata, di "fori, di statue, di giorni caldi" di "strade senza scampo", di "folla appassionata.., assetata del sangue degli amici e dei nemici...".
Mi piacerebbe pensare che dove è adesso le facciano buona compagnia tante care amiche Anna, Amelia, Luciana, Iole - care belle ombre
che hanno felicemente popolato le nostre stagioni migliori.
Roma, giugno 2004
Maria Jatosti
Lascia un commento