Sono raccolti in questo volume saggi teorici, interventi critici, recensioni, interviste e articoli pubblicati nell’arco di un quindicennio su riviste letterarie e quotidiani. Un lavoro fitto, intenso, concentrato, testimonianza di una attività in sordina, lontana dai rumori del giorno. Un cammino parallelo, doppio, speculare a una parola inventiva, poetica, di chiara coscienza critica e storica. Gli argomenti gravitano tutti intorno al rovello della letteratura e alla ricerca del suo enigmatico senso, una idea non preconcetta, che è venuta fuori, strada facendo, dal dialogo e dall’ interazione con libri, scrittori, poeti, critici d’arte e problematiche legate al farsi immaginario del linguaggio contemporaneo. L’ordine di proposta è quello cronologico, salvo quando lo scritto andava a formare un medaglione, come, per esempio, nel caso di Emilio Villa, Ugo Piscopo, G.Battista Nazzaro, Elpidio Jenco o Giuseppe Pontiggia etc.
Si comincia quindi dai primi interventi apparsi su Altri Termini, rivista su cui mossi i primi passi come redattore; poi si passa per Oltranza, rivista di passaggio di cui sono stato dal 1993 al 1994 anche segretario, prima di approdare definitivamente nel 1997 a Secondo Tempo, rivista che coordino e assorbe ancora gran parte delle mie energie. In questa fucina vitalissima sono confluiti, infatti, alcuni dei lavori critici e inventivi prodotti in questi ultimi cinque anni.
Da una lettura complessiva viene fuori, oggi, una instancabile passione critica, non priva di tensione, che veglia e vaglia all’interno del linguaggio la sopravvivenza di un senso esposto al rischio e alla mobilità del nostro tempo instabile, precario, minato da evidenti contraddizioni interne. Un respiro scritturale intricante e un esercizio di consapevolezza critica che ricercano una parola mirante a contrastare stupidità, violenza e indifferenza ormai dominanti. Emerge, insomma, una poetica che pur nel piacere snervante di lingua, nell’insorgenza d’immagini sorpresive, non rinuncia mai alla sua linea portante: puntare sul recupero della responsabilità morale. Un impegno se non dimenticato, scomparso, ormai fortemente eluso dal nostro tempo.
Circa il metodo, infine, si è tenuto conto dei saperi disciplinari, ma solo fino a un certo punto, ritenendoli piedistalli insufficienti per giudicare; da sempre, infatti, non credendo nella scienza della letteratura, ci si è rivolti a una lettura avventurante, folgorativa, che vive e si giustifica al suo interno. Fare appello a qualcosa che stesse più avanti, che rispondesse a interrogativi invisibili, al fine ultimo del gioco della scrittura, ci è sembrato più importante, pregnante, oltre che necessario. D’altra parte è sempre un linguaggio personale che ne legge un altro. E la sua felice riuscita consiste nella forza di trascendersi per ritrovare intatta l’emozione in un istante espansivo del dialogo tra sé e gli altri.
Lascia un commento