La voce delle mani - il titolo scelto per questa raccolta di testi teatrali - richiama alla gestualità del corpo, a un linguaggio che in teatro è fondamentale. Così le mani possono essere vettore d'inquietudine e rappresentare solitudine, disperazione ma anche voglia di riscatto come nel caso delle protagoniste delle quattro pièce. Eroine o donne come tutte le altre, le figure femminili che raccontano sono personaggi reinventati dalla Storia o figure di pura fantasia. Connotate da rimorsi, sensi di colpa, abbandoni. "Storie di ethos e pathos, nonché d’eterodosso eros, si potrebbero dire. Di violente o tenere conversioni e resurrezioni. Di doppi o tripli specchi figurali, in cui la Donna si fa tale dalla comune Femmina e da Donna assurge poi a Persona, quando non anche a Mito o ad Archetipo sovratemporale, come accade, in queste scritture, a Giovanna d’Arco o a Eleonora Pimentel Fonseca o a Emma Hamilton. Dimostrandoci così che il principio di ogni rappresentazione e trasfigurazione è lì, in lei, nell’oscuro regno delle Madri’, per dirla con Jung, e non nell’’altro da lei’ – nel maschio, o il padre, o il marito od il fratello. O, in altri termini, nell’Uomo. E che, anzi, quest’ultimo, è della Donna solo un’ombra surrettizia, una mera ’mancanza all’essere’ – in senso neoplotinico – e che quando si proclama tale – essere – questi si regge su delle evanescenti e inconcludenti pre-sunzioni, che tuttavia assurgono a nullificante ed asservente forza di Potere. Del resto, Delia parla e scrive solo di ciò che conosce e perciò lo fa per-bene, con profonda competenza, il che di suo è già strumento di demistificazione e lotta contro quel maschile e onnipresente Potere..." (Enzo Moscato)
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