Nella prosa, fluente come poesia, lampeggia Torre del Greco di una volta, con gli orti di San Giuseppe alle Paludi, il cinema Iris, i tragitti delle stelle sopra i silenzi marini appena rotti dal sibilo di una lenza e dal tonfo leggero di un piombo ad oliva. Erano anni in cui in cielo volavano le comete comprate ‘ncopp’i grariatelle r’a ciucciara nella casa di due vecchiette vestite di nero; gli armadi odoravano di cipria e ospitavano il vestito di fustagno e il bastoncino di papà, il cap¬potto scuro di mammà che restò incinta sotto una eclisse di luna. Non c’era la televisione, una radio piccola e verde, di galalite, apriva le porte sul mondo; una conversazione di Carnelutti era scuola di vita. La pioggia la annunciavano i gatti. Sapeva di delizia ‘a rattatura, il residuo recuperato dall’im¬pasto di pane nella minima madia di casa detta ‘a martulella. Il suono del passo dei cavalli si confondeva con quello degli zoccoli di donna. Frusciavano ciclisti diretti alla Festa della Ma¬donna della Neve. I profumi? Lavanda, brillantina, borotalco, alghe; o petali di rose nella baci¬nella per la festa dell’Ascensione: è “l’odore della memoria, del tempo che passa, così lentamente: l’odore della vita”.
Lascia un commento