Filosofa ebrea, allieva di Husserl e di Scheler, intelligente, vivace, iniziata in età precoce agli interessi culturali dai fratelli maggiori, nel 1910 Edith si iscrisse all’università di Breslavia, unica donna a seguire, in quell’anno, i corsi di filosofia. Disse una volta: “Lo studio della filosofia è un continuo camminare sull’orlo dell’abisso”, ma lei, intellettualmente e spiritualmente matura, seppe farne una via privilegiata di incontro con la verità. Nell’estate del 1921, Edith lesse - in una sola notte - la Vita di Santa Teresa d’Avila. Nel chiudere il libro, alle prime luci del mattino, dovette confessare a se stessa: “Questa è la Verità!”. Si convertì alla religione cattolica e ricevette il battesimo qualche mese dopo con grande dolore della famiglia. Poco dopo Edith divenne monaca carmelitana. Nonostante ciò fu deportata ad Auschwitz e lì morì.Papa Giovanni Paolo II, con la beatificazione prima e la canonizzazione poi, ha presentato Edith Stein a tutto il mondo cattolico come esempio per chi vuole cercare, portare e amare la croce, come essa la cercò, la portò e l’amò. Nel saggio-romanzo l’autrice illustra chiaramente il messaggio di Edith Stein circa laposizione della donna nella società moderna: un messaggio coraggiosamente lanciato circa settanta anni fa in un clima di dichiarato antifemminismo.
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