Come sottrarre la comunità ad ogni forma di comunione ma anche ad ogni possibile variazione dell’indifferenza, dell’indistinzione, della pura serie numerica?
Si potrebbe dire che questa sia la sfida principale che, ormai da qualche decennio, impegna la filosofia di Jean-Luc Nancy. Dopo le lunghe
diffidenze che hanno circondato la nozione e il nome di comunità, compresa l’ultima, sottile ed elaborata presentata da Jacques Derrida, Nancy ritiene che il peso del passato, soprattutto del passato del Novecento, non debba impedire un
certo recupero e un radicale ripensamento. La comunità si può e si deve dunque rinominare senza
cadere fatalmente in una qualche forma di comunitarismo. Il comune tra gli uomini si può e si deve
ripensare, persino riecheggiando una memoria comunista, in qualche modo sempre implicita nella
vocazione democratica, senza precipitare nell’ideologia pratica di un totalitarismo.
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