I duelli nei vicoli di Napoli tra Franco Nero e Fabio Testi; i primissimi piani sugli occhi di Claudia Cardinale; le immagini di Giuliano Gemma che impugna un fucile per sfidare il mafioso di turno o quelle di un giovanissimo Michele Placido che, in veste sindacalista, incita alla rivolta non sono solo scene cha hanno assunto una dimensione mitica per tutti gli spettatori italiani e non, ma anche frammenti di grandi opere cinematografiche che hanno segnato la storia culturale italiana, quella storia che Pasquale Squitieri ha voluto raccontare coniugando sempre l’impegno civile con il grande spettacolo. Personalità eclettica, fin troppo discusso, spesso trattato con superficialità e ingiustamente ghettizzato Squitieri è un personaggio rivoluzionario che si può amare oppure odiare. Tra i suoi film più famosi si ricordano: I guappi (1974), Il prefetto di ferro (1977), Corleone (1978), Claretta (1984), Il pentito (1985), Gli invisibili (1988), L’avvocato De Gregorio (2003). Tutti lavori diversi gli uni dagli altri che rappresentano uno stile in perenne mutazione attraverso il quale un regista, che piacevolmente indossa le vesti dello storico puntiglioso e attento, racconta la storia italiana dalla seconda metà degli anni ’70.
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