Un ragazzo di 16 anni ucciso da una coppia di coetanei per uno sguardo di troppo. Una Napoli dove i giovani crescono tra cumuli di rifiuti, vicoli dove non esistono spazi pubblici all’aperto e i cui unici valori sembrano essere violenza e illegalità. Eppure una possibilità di riscatto esiste. Specie se il monito a non seguire la cattiva strada viene da un ex boss della camorra come Giuseppe Misso, storico padrino del Rione Sanità, ora collaboratore di giustizia. Si apre così “Otto centimetri di morte – La fine del sogno di Luigi Sica” di Giuliana Covella, edito da Guida, con uno scritto dell’ex camorrista. La storia di Sica, ucciso nel 2007 in via Santa Teresa è narrata dalla stessa vittima, che ricorda la propria vicenda umana dall’aldilà. Un racconto vivo e sofferto, in cui rivivono i vicoli dei rioni popolari, dove i ragazzini sono abituati a giocare a calcio facendo lo slalom tra le auto in corsa e dove è facile morire a 16 anni per aver cercato di fare da paciere in una banale lite tra adolescenti. Ad autoaccusarsi di quella morte innocente è lo stesso Misso che, nelle pagine introduttive, invita i giovani a non intraprendere una strada alla fine della quale non può che esservi la morte.
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